
LA FORMAZIONE PROFESSIONALE SICILIANA E IL PROBLEMA DEL PERSONALE, SENZA TACERE DEI SERVIZI PER IL LAVORO
Ha iniziato i suoi lavori il 23 luglio 2019 un tavolo tecnico istituito con decreto dall’assessore regionale del lavoro Antonio Scavone, "per l'individuazione di percorsi realmente attivabili per la risoluzione della crisi occupazionale interessante il bacino dei lavoratori della formazione professionale e degli operatori degli sportelli multifunzionali".
Perché questo tavolo? Il sistema della formazione professionale regionale siciliana con gli sportelli multifunzionali, strutture di orientamento a supporto dei centri per l’impiego soppresse nel 2013, era arrivato a contare a fine 2008 circa 8mila lavoratori a tempo indeterminato.
Per quanto riguarda la situazione occupazionale degli operatori provenienti dal "vecchio regime", vincolare la soluzione del problema alla loro permanenza forzata nel sistema significa non risolvere il problema, come lo stato drammatico della questione testimonia. Una formazione professionale efficace e la piena occupazione del "vecchi" operatori sono due problemi distinti. E il secondo non può essere risolto dal solo assessorato della formazione e da quello del lavoro per quanto riguarda gli operatori degli sportelli multifunzionali.
Il modello del vecchio regime si basava su un sostanziale finanziamento delle organizzazioni, dalla legge 24 del 1976 in poi, mascherato da finanziamento a bando di corsi, poi di progetti, ma che non prevedeva alcuna competizione reale, essendo garantito da un anno all’altro lo stesso volume di finanziamento ai soggetti proponenti, il che consentiva agli enti di avere un organigramma pieno di gente e a tempo indeterminato. Con il finanziamento basato sul FSE si è passati inderogabilmente al finanziamento di azioni, che non consente di avere "corsifici" organizzati come stabilimenti industriali. Da qui non si esce.
Una delibera di giunta, la n.350 del 2010, riservava le tutele legali relative alla continuità lavorativa agli assunti a tempo indeterminato entro il 31 dicembre 2008. Quelle tutele legali potevano reggere finché gli operatori a rischio erano una quota marginale del totale. Non reggono quando implode il sistema per dimensioni eccessive e assenza di fondi (regionali) che possano alimentarlo. Assenza, sì, non carenza. E infatti le tutele non ci sono state.
La politica ha lasciato affondare la nave con gli operatori a bordo, senza alcun piano di salvataggio, senza alcun programma di ricollocazione. Zero. Temporeggiamento e chiacchiere. E incredibilmente le aspettative di una parte degli operatori, la più “rumorosa”, si sono progressivamente alzate, fino all’ipotesi di essere immessi totalmente nel pubblico impiego.
Eppure il governo Monti, avendo contezza della criticità della situazione, con il ministro Fabrizio Barca nel 2012 un piano per il personale l’avevano proposto. Sì, nel 2012. Riportiamo una semplice tabella dall’Allegato 9 del Piano di Azione Coesione Aggiornamento n.2, Priorità 6:
Si tratta di interventi per il personale. Mai attuati. I fondi ci risulta che siano stati destinati ad altro dalla Regione Siciliana. E nessun altro piano per il personale è stato nemmeno ipotizzato per anni.
Ora la V Commissione dell’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato all’unanimità un disegno di legge di riforma del sistema della formazione professionale, il 506-128 della XVII legislatura, che abroga la precedente legge regionale, e con essa rende transitorie le tutele formali di questa legge, la LR 24/1976. Di fatto tutele che non hanno tutelato i livelli occupazionali stabili degli operatori da anni, semplicemente perché ciò è impossibile, in un sistema come quello attuale in cui i “posti di lavoro” fissi, a tempo indeterminato non possono essere tantissimi.
Quindi pensare di risolvere il problema occupazionale coniugandolo al presente e al futuro del sistema della formazione professionale appare alquanto privo di senso. Ma il problema persiste e riguarda migliaia di operatori, la grande maggioranza dei quali ha superato i 50 anni.
Anche per quanto riguarda gli operatori provenienti dalle strutture di orientamento il sistema dei servizi per il lavoro pare in grado di assorbirne stabilmente solo una parte.
Esortiamo quindi il tavolo tecnico succitato, i decisori politici, i sindacati e gli stessi operatori che lottano per ritrovare un’occupazione a costruire percorsi realistici, compatibili con le condizioni e con le norme, e alzino lo sguardo oltre i confini dell’attuale ambito della formazione professionale e dei servizi per il lavoro, troppo angusti per il numero di operatori a cui garantire un reinserimento lavorativo.
Print article | This entry was posted by Itinerari on 27.07.2019 at 14:13:00 . Follow any responses to this post through RSS 2.0. |