SICILIA, CONTRATTO DI RICOLLOCAZIONE: UN BANDO INSOSTENIBILE

In piena calura estiva l’assessorato del lavoro della Regione Siciliana pubblica un avviso congelato su un sistema di misure denominato “Contratto di Ricollocazione”, su questa pagina:

Contratto di Ricollocazione Regione Siciliana – 4 agosto 2017

Il contratto di ricollocazione, abbreviato in “Co.d.R.” sull’avviso, nonostante il caldo agostano e luciferino nasce congelato perché non c’è nessuna “call for action”, nessuna azione possibile al momento: i soggetti accreditati per i servizi per il lavoro potranno presentare una manifestazione d’interesse “mediante procedura a sportello con finestre temporali mensili, ciascuna con chiusura all'ultimo giorno del mese”. Per quanto riguarda i destinatari, “Il Dipartimento Lavoro, attraverso specifica informativa pubblica (avviso ai destinatari), rende noto ai potenziali destinatari le caratteristiche del dispositivo del Co.d.R. e le relative procedure di accesso”, anche questa in futuro.

Il piano di inserimento personalizzato può prevedere due tipi di percorso: accompagnamento al lavoro subordinato o accompagnamento al lavoro autonomo. Per ciascuno dei due percorsi sono previste attività ben identificate e con una durata in ore rigidamente stabilita in base alla profilazione (definita stranamente profilatura in difformità col termine adottato dall’Anpal) del destinatario.

Il finanziamento della misura è a rimborso in base al risultato occupazionale conseguito. Il rimborso in caso di successo del percorso al massimo livello, è di 34 €/ora. Il rimborso si riduce in caso di insuccesso occupazionale (altamente prevedibile) o di successo parziale. Il rimborso minimo è di 10 €/ora. In pratica, visto che c’è un vincolo forte sulla durata delle azioni, se va bene il rimborso copre le spese, altrimenti rimane ben al di sotto anche del solo costo del personale. La sostenibilità delle azioni sembra ancora una volta non essere presa in considerazione dagli organi della Regione Siciliana.

Supporre che il successo del percorso di ricollocazione debba essere la norma cozza con i risultati di studi e indagini, ed è tanto più velleitario in una regione con le difficoltà occupazionali come la Sicilia. Per le considerazioni sulle finalità dei servizi per le politiche attive del lavoro rinviamo al nostro articolo del 5 aprile 2017 pubblicato in questo stesso blog. Qui vogliamo brevemente occuparci della potenziale efficacia della misura, con riferimento alla curva di Beveridge.

Nel diagramma che segue è riportata una curva di Beveridge relativa all’Italia. Per noi, in questa sede, ha un valore indicativo, ma significativo: nel quarto trimestre 2015 il rapporto tra tasso di disoccupazione e tasso di posti vacanti è circa di 11.5/0.7, cioè i disoccupati in cerca di lavoro sono circa 16 volte più numerosi dei posti di lavoro vacanti. Quindi matematicamente quindici disoccupati su sedici non possono trovare lavoro in tempi brevi. Nel caso in cui i servizi di intermediazione del lavoro, di incrocio domanda-offerta, vengano resi più efficaci questo rapporto migliora leggermente. Ma come si rendono più efficaci i servizi per il lavoro? Quanto tempo richiede lo sviluppo di tali servizi? La storia della rete pubblico-privato dei servizi per le politiche attive del lavoro prevista dal Jobs Act (D. Lgs. 150/2015) testimonia la complessità dell’impresa. Di certo non la si risolve con un bando come quello di cui ci stiamo occupando.

Curva di Beveridge Italia

 

WorkMag (http://www.workmag.it/2016/03/aumentano-i-disoccupati-ed-anche-i-posti-vacanti/)

Inoltre i percorsi guidati dagli operatori tendono ad essere efficaci solo con i lavoratori più facilmente impiegabili (le cui competenze e abilità sono richieste dal mercato del lavoro locale), mentre non aiutano molto i lavoratori meno desiderabili.

Se ci sono meno posti di lavoro che persone in cerca di lavoro (ed è il caso dell’Italia, testimoniato dalla curva di Beveridge precedente) i percorsi possono aiutare alcuni lavoratori ad ottenere i posti di lavoro disponibili a spese degli altri in cerca di lavoro.

[Michael Rosholm, Do case workers help the unemployed? https://wol.iza.org/articles/do-case-workers-help-the-unemployed]

Il lavoro non si crea con le misure di politica attiva del lavoro, ma con un’integrazione di misure di vario tipo che comprendano certamente le misure di politica del lavoro ma partano da misure di politica economica e industriale.

Quindi qual è il senso di questa misura, ora, in Sicilia, dichiaratamente complementare ad ogni altra misura di politica attiva del lavoro, e soprattutto all’assegno di ricollocazione gestito dall’Anpal?

In cauda venenum… e il veleno sta in quello che potrebbe sembrare un colpo di genio: usare gli enti attuatori come istituti di credito per anticipare senza interessi indennità ai disoccupati. Già: è prevista un’indennità di 4 €/ora per i destinatari, indennità che deve essere anticipata dai soggetti attuatori e poi rendicontata per ottenere il rimborso. Con un profiling “Alto” il destinatario percepisce 944 euro, quindi con 100 utenti di questo livello un soggetto attuatore solo per le indennità si troverebbe ad anticipare poco meno di 100mila euro. Alla fine e a conti fatti l’aspetto più rilevante (il reale obiettivo?) della misura è la corresponsione di un sostegno al reddito a spese dei soggetti attuatori, senza alcuna valutazione della sostenibilità economica dell’attività complessiva definita dall’avviso. Senza alcuna valutazione lo supponiamo, perché se qualcuno l’avesse valutata sarebbe emersa l’insostenibilità.

La domanda che a questo punto è doveroso porsi è: perché operatori, agenzie, organizzazioni in genere accreditate, con una dirigenza di normale quoziente intellettivo e con una gestione onesta, dovrebbero presentare una manifestazione di interesse per questo bando? Da tecnici e da stakeholder ci auguriamo che una volta almeno si abbandonino atteggiamenti da sudditi e nessuno si presenti all’appello di questa irragionevole misura.