
STORIA RECENTE DI UNA CRISI OCCUPAZIONALE INDOTTA E TRASCURATA
Ott 24th
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Come abbiamo scritto più volte, soprattutto di recente, in Sicilia c’è una gigantesca crisi occupazionale che riguarda il personale di quello che è stato il sistema della Formazione Professionale e il sistema dei servizi per il lavoro privati convenzionati nato dal primo e vissuto dal 2000 al 2013, con brevi appendici fino al 2015.
La crisi è indotta, in quanto non frutto di calamità naturali o di condizioni di mercato profondamente mutate: è frutto di decisioni politiche, decisioni che prima hanno fatto crescere in modo degenere il sistema, poi hanno deciso di lasciarlo crollare senza gestire nulla, e tantomeno definire un piano per il personale, ai tempi intorno a 8mila unità.
Ci sembra opportuno ora richiamare alcuni passaggi dei nostri interventi sul tema dall’agosto dello scorso anno.
Qualcuno pensava di aver messo il problema sui binari della soluzione, nell’estate 2018, con un fantomatico tavolo nazionale, sul quale (purtroppo) eravamo stati facili profeti.
PAPOCCHI, AMMUINE E CASSATE: LA CRISI (SOCIALE) DELLA FORMAZIONE E DEI SERVIZI PER IL LAVORO IN SICILIA (13 agosto 2018)
http://itinerariperillavoro.noif.eu/blog/papocchi-ammuine-e-cassate-la
“Attenzione però che quel tavolo di confronto richiesto dal presidente della Regione Siciliana, facendo seguito a ragionamenti già condivisi con il livello nazionale, non diventi il campo di gioco per uno degli sport nazionali più praticati: il gioco del cerino. Se così fosse, qualcuno al tavolo si brucerebbe senz’altro le dita, ma definitivamente bruciati ne uscirebbero gli operatori del comparto e i cittadini siciliani, umiliati ancora dall’inesistenza di servizi fondamentali e di cui hanno diritto, dall’impossibilità di esercitare pienamente i propri diritti di cittadinanza, come ha recentemente osservato il direttore dello Svimez Luca Bianchi a proposito del Mezzogiorno nel suo complesso.
Siamo certi che la qualità e la determinazione di chi condividerà la regia del tavolo di confronto saranno in grado di scongiurare il rischio.”
Il livello regionale ha la responsabilità di non aver voluto o saputo affrontare la questione contrastando proposte e pretese surreali e inattuabili con un piano serio, fondato e sostenibile, che individuasse un percorso per ciascun lavoratore, anche se non lo stesso percorso per tutti.
LA FORMAZIONE PROFESSIONALE SICILIANA E IL PROBLEMA DEL PERSONALE, SENZA TACERE DEI SERVIZI PER IL LAVORO (27 luglio 2019)
http://itinerariperillavoro.noif.eu/blog/la-formazione-professionale-siciliana-e
“Una delibera di giunta, la n.350 del 2010, riservava le tutele legali relative alla continuità lavorativa agli assunti a tempo indeterminato entro il 31 dicembre 2008. Quelle tutele legali potevano reggere finché gli operatori a rischio erano una quota marginale del totale. Non reggono quando implode il sistema per dimensioni eccessive e assenza di fondi (regionali) che possano alimentarlo. Assenza, sì, non carenza. E infatti le tutele non ci sono state.
La politica ha lasciato affondare la nave con gli operatori a bordo, senza alcun piano di salvataggio, senza alcun programma di ricollocazione. Zero. Temporeggiamento e chiacchiere. E incredibilmente le aspettative di una parte degli operatori, la più “rumorosa”, si sono progressivamente alzate, fino all’ipotesi di essere immessi totalmente nel pubblico impiego.”
[…]
“Quindi pensare di risolvere il problema occupazionale coniugandolo al presente e al futuro del sistema della formazione professionale appare alquanto privo di senso. Ma il problema persiste e riguarda migliaia di operatori, la grande maggioranza dei quali ha superato i 50 anni.
Anche per quanto riguarda gli operatori provenienti dalle strutture di orientamento il sistema dei servizi per il lavoro pare in grado di assorbirne stabilmente solo una parte.
Esortiamo quindi il tavolo tecnico succitato, i decisori politici, i sindacati e gli stessi operatori che lottano per ritrovare un’occupazione a costruire percorsi realistici, compatibili con le condizioni e con le norme, e alzino lo sguardo oltre i confini dell’attuale ambito della formazione professionale e dei servizi per il lavoro, troppo angusti per il numero di operatori a cui garantire un reinserimento lavorativo.”
Si è dato fiato a posizioni demagogiche, dalle quali arrivavano le pretese irrealizzabili che hanno agevolato le strategie di temporeggiamento tipiche di chi non sa cosa fare o non vuole fare. Le soluzioni proposte (e praticamente indipendenti da iniziative della governance regionale) possono riguardare solo una quota molto limitata del personale, ma evidentemente chi urla più forte pensa alla soluzione del proprio problema personale (operazione che di solito non riesce) piuttosto che ad opportunità per tutto il bacino. Opportunità che, come evidente a chi è in grado di vedere e ragionare, non possono essere trovate all’interno dello stesso sistema di provenienza dei lavoratori, se non che per una quota molto limitata.
IL PERSONALE DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE SICILIANA, LA FATA MORGANA, I CENTRI PER L’IMPIEGO (8 agosto 2019)
http://itinerariperillavoro.noif.eu/blog/il-personale-della-formazione-professionale
“A queste assunzioni punta anche il personale proveniente dalla formazione professionale siciliana e dai soppressi sportelli multifunzionali. Basta un accenno da parte di un decisore politico e si innescano i sogni.
Il personale complessivo sulla carta ammonta a oltre 8mila unità, ma nella sostanza lo si stima inferiore di un paio di migliaia. Ma il piedone della sorellastra Anastasia potrà mai entrare nella piccola scarpetta di cristallo di Cenerentola?
Si rischia che che questi concorsi si rivelino specchietti per gli allocchi, più che per le allodole, un miraggio da Fata Morgana che mette tranquilla qualche decina di operatori disoccupati per qualche giorno o settimana, quelli che cascano nella visione illusoria. L’ennesima da almeno 6 anni (in realtà una decina). Fatta salva la buonafede dei due attuali assessori interessati (del Lavoro Antonio Scavone e della Formazione Roberto Lagalla), non è quello che ci sia aspetta da chi pretende di governare: questa è un'opportunità per pochi, non un ventaglio di soluzioni o di ipotesi per tutti. L’assessore Scavone ha istituito un tavolo serio, come abbiamo già scritto, che con sincero impegno può definire un piano più complesso, del quale i concorsi per i CPI, con tutti gli accorgimenti possibili e immaginabili, non possono che rappresentare una quota molto limitata. Il vecchio sistema è raso al suolo da almeno 8 anni e la politica di tutti gli schieramenti se n'è sempre occupata. Quindi nessuno può dire di aver scoperto il problema ieri mattina.”
[…]
“Qui ci sono migliaia di lavoratori che avevano un contratto a tempo indeterminato e da anni sono rassicurati da varie parti su soluzioni in via di costruzione, lasciati lì come color che son sospesi con varie illusioni, oltre a quella recente dei concorsi per i centri per l’impiego, la peggiore delle quali è il reinserimento in un sistema rinnovato. Il sistema ha certamente in corso un indispensabile rinnovamento ma i livelli occupazionali dei lavoratori sono un problema diverso, che va risolto separatamente.
Siamo seri.”
In tutta questa vicenda sono stati creati sindacati personali, microsindacati, organizzazioni di fatto non formalizzate, sono stati coinvolti sindacati di secondo piano, e il tutto per attaccare con fiumi di veleno, tra gli altri, i sindacati confederali, accusati di ogni nefandezza e respinti come fossero letteralmente Belzebù in persona. I contestatori più accesi si sono dichiarati addirittura offesi per essere stati convocati ad un tavolo formalmente costituito con la presenza di CGIL, CISL e UIL.
I sindacati confederali hanno grandi responsabilità, ma non ha senso entrare in guerra con chi rappresenta i lavoratori ai massimi livelli, semmai sarebbe stato utile un confronto, anche prolungato, chiarificatore e costruttivo. Noi di Itinerari per il Lavoro non abbiamo mai condiviso gli atteggiamenti deteriori.
E abbiamo subito attacchi da operatori del settore per questo e per l’aver formulato proposte realistiche e sostenibili, ma che mai hanno preteso di escludere le sia pure surreali pretese di altri, a cui semmai era la politica a dover rispondere. Quello contro cui abbiamo lottato è stato il tentativo (finora riuscito) di ostacolare qualunque soluzione diversa e attuabile. Questo è un nostro intervento di martedì 15 ottobre 2019, prima dell’annunciata audizione dell’assessore del lavoro in V Commissione all’Ars, audizione che poi ha riguardato in realtà la dirigente generale del Dipartimento Lavoro e il capo di gabinetto dell’assessore, e il cui resoconto è in allegato (e la cui irrilevanza avevamo pure facilmente previsto):
LA COMMISSIONE LAVORO DELL’ARS, I RAPPRESENTANTI DEI LAVORATORI E IL PIANO PER IL PERSONALE (CHE NON C’È) (15 ottobre 2019, prima dell’audizione in V Commissione all’Ars)
http://itinerariperillavoro.noif.eu/blog/la-commissione-lavoro-dell-ars
“E invece no. Ci si accapiglia per essere presenti in commissione, oggi. I rappresentanti presenti vengono additati da altri come rappresentativi del nulla, tra gli altri da lavoratori mai concretamente costituitisi in una organizzazione formale e che pretendono di essere gli unici veri rappresentanti della categoria, senza avere mai ricevuto alcuna formale investitura da alcuno né avere mai prodotto risultati minimamente significativi, se non l’attenzione mediatica su sé stessi indebitamente indicati frequentemente da vari organi di stampa come “I” rappresentanti della categoria.
Ebbene no: gli operatori provenienti dai soppressi sportelli multifunzionali e iscritti a Itinerari per il Lavoro non sono rappresentati da questi soggetti informalmente aggregati. Da loro ci dividono stile, contenuti, proposta, linguaggio, prospettive, visione. E forse anche altro.
Invocano unità della categoria ma attaccano chiunque non si allinei a loro e non li consideri gli unici legittimati, anziché cercare il dialogo e una linea comune, ad esempio, con i soggetti che saranno presenti oggi in V Commissione. No, Itinerari per il Lavoro NON CI STA.”
Ora chi ha orchestrato le sopra descritte strategie di facilitazione del temporeggiamento e dell’esclusione dei sindacati confederali cerca la convergenza, e saremmo curiosi di sapere su cosa. In ogni caso noi proseguiremo il nostro lavoro di analisi, studio, critica, proposta. E di dialogo con gli interlocutori istituzionali, mai sospeso, sindacati confederali compresi.
Concludiamo riportando un post non pubblicato sul blog ma solo su Facebook, ma che ci pare interessante, a proposito della guerra dichiarata da categorie di dipendenti regionali agli operatori dei soppressi sportelli multifunzionali:
https://www.facebook.com/ItinerariPerIlLavoro/posts/2454776057909343
“L'arroganza suscita arroganza, la prepotenza suscita prepotenza. L'ignoranza induce all'emulazione.
Chi protesta su queste basi crea le condizioni perché categorie potenzialmente concorrenti facciano altrettanto.
Gli operatori degli sportelli multifunzionali furono selezionati in diverse tornate tra il personale della formazione professionale, quasi esclusivamente con decennale esperienza d'aula, per costituire i nuclei di strutture che dovevano diventare gli uffici periferici dell'Agenzia Regionale per l'Impiego, come titolari nel territorio dell'attuazione delle misure di politiche attive del lavoro. E questo avveniva tra il 1997 e il 2004.
Successivamente la politica decise che dovevano essere promossi quelli che più o meno erano lavoratori socialmente utili provenienti dal privato, senza alcuna esperienza né formazione specifica, e contestualmente fu abolita la stessa Agenzia Regionale per l'Impiego.
Quindi inviteremmo tutti alla calma e la politica all'equità. È meglio per tutti.
”
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LA COMMISSIONE LAVORO DELL’ARS, I RAPPRESENTANTI DEI LAVORATORI E IL PIANO PER IL PERSONALE (CHE NON C’È)
Ott 15th
Oggi 15 ottobre 2019 la V Commissione dell’Assemblea Regionale Sicilia si riunisce alle 15 con un solo punto all’ordine del giorno: “Audizione dell'Assessore regionale per la famiglia, le politiche sociali ed il lavoro in merito alla vertenza inerente gli operatori degli ex Sportelli Multifunzionali.”
L'audizione in sé non sarà risolutiva di alcunché, ma può essere l'occasione per fissare alcuni punti.
A seguito dei percorsi legislativi nazionali innescati dal “reddito di cittadinanza” firmato Movimento 5 Stelle, è stata programmata l’assunzione in tutte le regioni italiane di un certo numero di operatori nei centri per l’impiego attraverso opportuni concorsi pubblici.
Per quanto riguarda il succitato punto all’OdG, è probabile che l’attenzione dei partecipanti si concentri su tali concorsi, che dovrebbero svolgersi uno all’anno per 3 anni consecutivi. Ma questi concorsi sono LA soluzione della menzionata “vertenza”? Possono solo essere una molto parziale opportunità, visti i numeri previsti, e per giunta nel corso di anni. Però da sei anni a questa parte nessun piano è stato prodotto dalla Regione Siciliana per il personale degli sportelli multifunzionali soppressi nel 2013, personale in possesso di contratto a tempo indeterminato e di tutele legali.
Tra l’altro, il concorso (i concorsi) è stato presentato dall’esecutivo regionale oltre che come soluzione per gli operatori dei soppressi sportelli multifunzionali, anche come un’opportunità di progressione verticale per gli operatori di categoria A e B dei centri per l’impiego, attraverso la riserva di un congruo numero di posti e come opportunità per giovani laureati “di mettere a profitto il proprio titolo” nei servizi per l’impiego della Regione. A questi aggiungiamo i navigator idonei ma non contrattualizzati, che credono di aver superato un concorso pubblico, e invece si trattava di una selezione di una S.p.A. partecipata e quindi di diritto privato, che credono gli possa dare titoli per avanzare pretese sui concorsi suddetti.
Per il primo concorso sono previsti 277 posti a tempo indeterminato. Sembra che per dare concretezza ai miraggi di tutti questi posti dovrebbero essere almeno moltiplicati per dieci.
Detto questo si supporrebbe che i rappresentanti dei lavoratori “in vertenza” da anni vogliano metaforicamente ribaltare i tavoli pretendendo un piano per tutto il personale, con soluzioni articolate, visto che inseguire la soluzione unica per 6 lunghi anni ha prodotto il nulla cosmico.
E invece no. Ci si accapiglia per essere presenti in commissione, oggi. I rappresentanti presenti vengono additati da altri come rappresentativi del nulla, tra gli altri da lavoratori mai concretamente costituitisi in una organizzazione formale e che pretendono di essere gli unici veri rappresentanti della categoria, senza avere mai ricevuto alcuna formale investitura da alcuno né avere mai prodotto risultati minimamente significativi, se non l’attenzione mediatica su sé stessi indebitamente indicati frequentemente da vari organi di stampa come “I” rappresentanti della categoria.
Ebbene no: gli operatori provenienti dai soppressi sportelli multifunzionali e iscritti a Itinerari per il Lavoro non sono rappresentati da questi soggetti informalmente aggregati. Da loro ci dividono stile, contenuti, proposta, linguaggio, prospettive, visione. E forse anche altro.
Invocano unità della categoria ma attaccano chiunque non si allinei a loro e non li consideri gli unici legittimati, anziché cercare il dialogo e una linea comune, ad esempio, con i soggetti che saranno presenti oggi in V Commissione. No, Itinerari per il Lavoro NON CI STA.

IL PERSONALE DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE SICILIANA, LA FATA MORGANA, I CENTRI PER L’IMPIEGO
Ago 8th
È stato pubblicato nel n.181 del 03-08-2019 della Gazzetta Ufficiale Serie Generale il decreto ministeriale 28 giugno 2019 n.74, "Adozione del Piano straordinario di potenziamento dei centri per l'impiego e delle politiche attive del lavoro":
Negli allegati del decreto sono indicati risorse e numero di operatori da assumere nelle varie Regioni in relazione al piano oggetto del decreto. Per quanto riguarda la Sicilia sono previste 111 assunzioni a tempo determinato e 277 a tempo indeterminato nel 2019, e, rebus sic stantibus, 429 a tempo indeterminato per ciascuno dei due anni successivi. L’eventuale stabilizzazione dei navigator, giusto 429, dovrebbe ricadere nelle assunzioni 2021.
Le assunzioni riguarderanno categorie C e D, categorie alle quali aspirano anche attuali dipendenti regionali di categoria A o B. I bandi di concorso prevederanno certamente quote riservate per gli interni.
A queste assunzioni punta anche il personale proveniente dalla formazione professionale siciliana e dai soppressi sportelli multifunzionali. Basta un accenno da parte di un decisore politico e si innescano i sogni.
Il personale complessivo sulla carta ammonta a oltre 8mila unità, ma nella sostanza lo si stima inferiore di un paio di migliaia. Ma il piedone della sorellastra Anastasia potrà mai entrare nella piccola scarpetta di cristallo di Cenerentola?
Si rischia che che questi concorsi si rivelino specchietti per gli allocchi, più che per le allodole, un miraggio da Fata Morgana che mette tranquilla qualche decina di operatori disoccupati per qualche giorno o settimana, quelli che cascano nella visione illusoria. L’ennesima da almeno 6 anni (in realtà una decina). Fatta salva la buonafede dei due attuali assessori interessati (del Lavoro Antonio Scavone e della Formazione Roberto Lagalla), non è quello che ci sia aspetta da chi pretende di governare: questa è un'opportunità per pochi, non un ventaglio di soluzioni o di ipotesi per tutti. L’assessore Scavone ha istituito un tavolo serio, come abbiamo già scritto, che con sincero impegno può definire un piano più complesso, del quale i concorsi per i CPI, con tutti gli accorgimenti possibili e immaginabili, non possono che rappresentare una quota molto limitata. Il vecchio sistema è raso al suolo da almeno 8 anni e la politica di tutti gli schieramenti se n'è sempre occupata. Quindi nessuno può dire di aver scoperto il problema ieri mattina.
Altrimenti la politica e chi la manovra non si dimostrerebbe migliore di coloro che pretendono uno stipendio pubblico senza passare da un concorso, senza dimostrare alcuna competenza. Per quanto… negli attuali ruoli regionali (e non solo regionali) non si è sempre approdati con un regolare concorso aperto che mirasse a verificare le effettive competenze, ma spesso attraverso percorsi alternativi, vari, eventuali e stravaganti.
Confidiamo in una presenza reale della politica, nella costruzione di soluzioni, di opportunità vere. Confidiamo che non si lascino tecnici e burocrati alternare la litania dei concorsi per i CPI all'alzata di scudi contro l'immissione migliaia di persone nei ruoli del pubblico impiego per ascensione spirituale, con contorno di indignazioni e proteste da parte di qualche controparte e sterili invocazioni del livello nazionale. Spettacolo già visto e stravisto da anni: pare giunto il momento di cambiare copione.
È anche il momento di evitare accuratamente di lasciare spazio a difese di cause collettive che mascherano obiettivi e ambizioni individuali di vario genere, che mal si conciliano con interessi comuni.
Ed infine è giunto il momento di mettere a riposo Quinto Fabio Massimo. Sì, il temporeggiatore: qui Annibale con i suoi elefanti non c’è. Neanche lui sarebbe riuscito a resistere altrettanto a lungo.
Qui ci sono migliaia di lavoratori che avevano un contratto a tempo indeterminato e da anni sono rassicurati da varie parti su soluzioni in via di costruzione, lasciati lì come color che son sospesi con varie illusioni, oltre a quella recente dei concorsi per i centri per l’impiego, la peggiore delle quali è il reinserimento in un sistema rinnovato. Il sistema ha certamente in corso un indispensabile rinnovamento ma i livelli occupazionali dei lavoratori sono un problema diverso, che va risolto separatamente.
Siamo seri.
Itinerari per il Lavoro

LA FORMAZIONE PROFESSIONALE SICILIANA E IL PROBLEMA DEL PERSONALE, SENZA TACERE DEI SERVIZI PER IL LAVORO
Lug 27th
Ha iniziato i suoi lavori il 23 luglio 2019 un tavolo tecnico istituito con decreto dall’assessore regionale del lavoro Antonio Scavone, "per l'individuazione di percorsi realmente attivabili per la risoluzione della crisi occupazionale interessante il bacino dei lavoratori della formazione professionale e degli operatori degli sportelli multifunzionali".
Perché questo tavolo? Il sistema della formazione professionale regionale siciliana con gli sportelli multifunzionali, strutture di orientamento a supporto dei centri per l’impiego soppresse nel 2013, era arrivato a contare a fine 2008 circa 8mila lavoratori a tempo indeterminato.
Per quanto riguarda la situazione occupazionale degli operatori provenienti dal "vecchio regime", vincolare la soluzione del problema alla loro permanenza forzata nel sistema significa non risolvere il problema, come lo stato drammatico della questione testimonia. Una formazione professionale efficace e la piena occupazione del "vecchi" operatori sono due problemi distinti. E il secondo non può essere risolto dal solo assessorato della formazione e da quello del lavoro per quanto riguarda gli operatori degli sportelli multifunzionali.
Il modello del vecchio regime si basava su un sostanziale finanziamento delle organizzazioni, dalla legge 24 del 1976 in poi, mascherato da finanziamento a bando di corsi, poi di progetti, ma che non prevedeva alcuna competizione reale, essendo garantito da un anno all’altro lo stesso volume di finanziamento ai soggetti proponenti, il che consentiva agli enti di avere un organigramma pieno di gente e a tempo indeterminato. Con il finanziamento basato sul FSE si è passati inderogabilmente al finanziamento di azioni, che non consente di avere "corsifici" organizzati come stabilimenti industriali. Da qui non si esce.
Una delibera di giunta, la n.350 del 2010, riservava le tutele legali relative alla continuità lavorativa agli assunti a tempo indeterminato entro il 31 dicembre 2008. Quelle tutele legali potevano reggere finché gli operatori a rischio erano una quota marginale del totale. Non reggono quando implode il sistema per dimensioni eccessive e assenza di fondi (regionali) che possano alimentarlo. Assenza, sì, non carenza. E infatti le tutele non ci sono state.
La politica ha lasciato affondare la nave con gli operatori a bordo, senza alcun piano di salvataggio, senza alcun programma di ricollocazione. Zero. Temporeggiamento e chiacchiere. E incredibilmente le aspettative di una parte degli operatori, la più “rumorosa”, si sono progressivamente alzate, fino all’ipotesi di essere immessi totalmente nel pubblico impiego.
Eppure il governo Monti, avendo contezza della criticità della situazione, con il ministro Fabrizio Barca nel 2012 un piano per il personale l’avevano proposto. Sì, nel 2012. Riportiamo una semplice tabella dall’Allegato 9 del Piano di Azione Coesione Aggiornamento n.2, Priorità 6:
Si tratta di interventi per il personale. Mai attuati. I fondi ci risulta che siano stati destinati ad altro dalla Regione Siciliana. E nessun altro piano per il personale è stato nemmeno ipotizzato per anni.
Ora la V Commissione dell’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato all’unanimità un disegno di legge di riforma del sistema della formazione professionale, il 506-128 della XVII legislatura, che abroga la precedente legge regionale, e con essa rende transitorie le tutele formali di questa legge, la LR 24/1976. Di fatto tutele che non hanno tutelato i livelli occupazionali stabili degli operatori da anni, semplicemente perché ciò è impossibile, in un sistema come quello attuale in cui i “posti di lavoro” fissi, a tempo indeterminato non possono essere tantissimi.
Quindi pensare di risolvere il problema occupazionale coniugandolo al presente e al futuro del sistema della formazione professionale appare alquanto privo di senso. Ma il problema persiste e riguarda migliaia di operatori, la grande maggioranza dei quali ha superato i 50 anni.
Anche per quanto riguarda gli operatori provenienti dalle strutture di orientamento il sistema dei servizi per il lavoro pare in grado di assorbirne stabilmente solo una parte.
Esortiamo quindi il tavolo tecnico succitato, i decisori politici, i sindacati e gli stessi operatori che lottano per ritrovare un’occupazione a costruire percorsi realistici, compatibili con le condizioni e con le norme, e alzino lo sguardo oltre i confini dell’attuale ambito della formazione professionale e dei servizi per il lavoro, troppo angusti per il numero di operatori a cui garantire un reinserimento lavorativo.

CONTRASTO ALLA POVERTÀ E POLITICHE ATTIVE DEL LAVORO
Feb 5th
Continuiamo a sentire e a leggere autorevoli commentatori che esprimono disappunto per una peccaminosa commistione tra politiche di contrasto alla povertà e politiche attive del lavoro.
Vista la rilevante mole di pareri formali di organismi ufficiali sovranazionali, raccomandazioni di Commissione Europea e Consiglio dell’Unione Europea, articoli di trattati, agende istituzionali che affermano da decenni invece l’esigenza di integrare i due tipi di misure, ci siamo chiesti come mai.
Abbiamo ascoltato qualcuno dire che _il lavoro non ha bisogno di queste misure_ e ci siamo chiesti cosa volesse dire. Abbiamo trovato una traccia per una risposta in quello che sembra un equivoco di fondo sulle politiche del lavoro: le politiche del lavoro non sono da confondere con le politiche economiche, le politiche di sviluppo, le politiche industriali, che sono quelle che creano nuovi posti di lavoro. Chi adotta questo punto di vista considera sterile provare a reinserire nel mercato del lavoro persone che ne sono state emarginate, magari da tempo, e per questo considera più produttivo finanziare lo sviluppo.
A parte il fatto che bisogna sempre fare attenzione a non cadere negli aiuti di stato, bisogna osservare che le politiche del lavoro nascono come misure di protezione dei lavoratori, di supporto, di sostegno per prevenire e contrastare l’emarginazione lavorativa, e ora potremmo dire che stanno evolvendo verso la protezione del lavoro, e nel quadro di questi obiettivi agiscono _anche_ per avvicinare e incrociare al meglio domanda e offerta di lavoro.
A tale proposito è bene fare riferimento alla classificazione Eurostat delle politiche del lavoro, Labour Market Policies (LMP):
Servizi di politica del lavoro
- Servizi per il mercato del lavoro
Misure di politica del lavoro
- Formazione professionale
- Incentivi all’occupazione (assunzioni, stabilizzazione, mantenimento, work experiences, tirocini, piani di inserimento professionale, borse di lavoro, rotazione, job sharing)
- Collocamento mirato e riabilitazione
- Creazione diretta di posti di lavoro
- Incentivi all’autoimpiego (start-up)
(La LMP 3 è stata inglobata nella 4)
Aiuti di politica del lavoro (sostegni)
- Conservazione extralavorativa del reddito e supporto (trattamenti di disoccupazione, ammortizzatori sociali)
- Pensionamento anticipato
Per quanto riguarda l’integrazione nello stesso provvedimento di misure di politica del lavoro, riportiamo i primi 3 commi di un articolo di un decreto legislativo:
- In esito alla valutazione multidimensionale, è definito un progetto personalizzato, sottoscritto dai componenti il nucleo familiare entro venti giorni lavorativi dalla data in cui è stata effettuata l'analisi preliminare. Entro lo stesso termine, contestualmente alla sottoscrizione del progetto, eventualmente nelle forme di cui all'articolo 5, comma 5, la medesima sottoscrizione è comunicata dagli ambiti territoriali all'INPS ai fini dell'erogazione del beneficio economico del ReI. In assenza di sottoscrizione del progetto, il ReI non è erogato, fatto salvo quanto previsto in sede di prima applicazione all'articolo 25, comma 2.
- Il progetto individua, sulla base dei fabbisogni del nucleo familiare come emersi nell'ambito della valutazione multidimensionale:
a) gli obiettivi generali e i risultati specifici che si intendono raggiungere in un percorso volto al superamento della condizione di povertà, all'inserimento o reinserimento lavorativo e all'inclusione sociale;
b) i sostegni, in termini di specifici interventi e servizi, di cui il nucleo necessita, oltre al beneficio economico connesso al ReI;
c) gli impegni a svolgere specifiche attività, a cui il beneficio economico è condizionato, da parte dei componenti il nucleo familiare.
- Gli obiettivi e i risultati di cui al comma 2, lettera a), sono definiti nel progetto personalizzato e devono:
a) esprimere in maniera specifica e concreta i cambiamenti che si intendono perseguire come effetto dei sostegni attivati;
b) costituire l'esito di un processo di negoziazione con i beneficiari, di cui si favorisce la piena condivisione evitando espressioni tecniche, generiche e astratte;
c) essere individuati coerentemente con quanto emerso in sede di valutazione, con l'indicazione dei tempi attesi di realizzazione.
L’articolo è il n.6 e il decreto legislativo è il n.147/2017, attuativo del Reddito di Inclusione, che, come è evidente, coniuga misure di contrasto alla povertà a misure di politica attiva del lavoro. E di inclusione sociale. Eppure molti rimpiangono il ReI perché “non faceva confusione tra le misure”.
Mentre questo:
- Nel caso in cui, in esito alla valutazione preliminare, i bisogni del nucleo familiare e dei suoi componenti siano prevalentemente connessi alla situazione lavorativa, i servizi competenti sono comunque individuati presso i centri per l'impiego e i beneficiari sottoscrivono il Patto per il lavoro, entro i successivi trenta giorni. Nel caso in cui il bisogno sia complesso e multidimensionale, i beneficiari sottoscrivono un Patto per l'inclusione sociale e i servizi si coordinano in maniera da fornire risposte unitarie nel Patto, con il coinvolgimento, oltre ai centri per l'impiego e ai servizi sociali, degli altri servizi territoriali di cui si rilevi in sede di valutazione preliminare la competenza.
è il comma 12 dell’articolo 4 del decreto legge n. 4 del 28 gennaio 2019, “Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni”.
Ci sembra opportuno ancora qualche citazione, certamente non esaustiva ma anzi molto parziale.
Dalla Raccomandazione del Consiglio della UE n. 92/441/CEE del 24 giugno 1992, “in cui si definiscono i criteri comuni in materia di risorse e prestazioni sufficienti nei sistemi di protezione sociale” (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:31992H0441&from=IT ):
( 5 ) considerando che è pertanto opportuno perseverare negli sforzi e consolidare i progressi finora compiuti nelle politiche sociali e adeguare tali politiche al carattere pluridimensionale dell'emarginazione sociale, il che implica la necessità di affiancare alle varie forme necessarie di sostegno immediato altre misure volte a favorire con decisione l'integrazione economica e sociale dei cittadini interessati;
[…]
( 12) considerando che il Parlamento europeo, nella sua risoluzione concernente la lotta contro la povertà nella Comunità europea, ha auspicato l'introduzione in tutti gli Stati membri di un reddito minimo garantito, inteso quale fattore d'inserimento nella società dei cittadini più poveri;
[…]
5 . adottare, per i soggetti in età lavorativa e abili al lavoro, le opportune disposizioni, se necessario anche nel campo della formazione professionale, per aiutarli in modo efficace a integrarsi o reintegrarsi nella vita attiva;
Dalla Raccomandazione della Commissione Europea n. 2008/867/CE del 3 ottobre 2008, “relativa all’inclusione attiva delle persone escluse dal mercato del lavoro” (https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2008:307:0011:0014:IT:PDF ):
(1) Il rispetto della dignità umana è un principio fondatore dell’Unione europea, la cui azione è volta in particolare a promuovere la piena occupazione e il progresso sociale, a lottare contro l’esclusione sociale e la discriminazione, nonché a promuovere la giustizia e la protezione sociale. Conformemente all’articolo 137, paragrafo 1, lettera h), del trattato, la Comunità sostiene e completa l’azione degli Stati membri a favore dell’integrazione delle persone escluse dal mercato del lavoro. L’articolo 34 della carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea stabilisce il diritto all’assistenza sociale e all’assistenza abitativa volte a garantire un’esistenza dignitosa a tutti coloro che non dispongono di risorse sufficienti.
[…]
(3) Dal 1992, sono apparsi nuovi strumenti di azione politica. Uno di essi è il metodo aperto di coordinamento nei settori della protezione sociale e dell’inclusione sociale, uno degli obiettivi del quale è garantire l’inclusione sociale attiva di tutti incoraggiando la partecipazione al mercato del lavoro e lottando contro la povertà e l’esclusione tra le persone e i gruppi più emarginati (2). Un altro di questi strumenti è la strategia europea per l’occupazione che si propone, tra l’altro, di migliorare l’integrazione sociale, lottare contro la povertà, prevenire l’esclusione dal mercato del lavoro e favorire l’integrazione nell’occupazione delle persone svantaggiate (3).
Per finire, rimandiamo ancora una volta al Pilastro Europeo dei Diritti Sociali e all’Agenda 2030 dell’ONU, i cui, rispettivamente, 20 principi (in particolare ci riferiamo al principio n.14), e 17 Sustainable Development Goals (in particolare ci riferiamo agli SDGs 1 e 8) vanno considerati integrati e interconnessi.